O di come gli Integrationskurs integrano gli immigrati tra loro.
Venerdì ho organizzato un pranzo. C’era qui una mia amica di Livorno, venuta a trovarmi per qualche giorno. Così ho pensato che sarebbe stato carino fare qualcosa con lei e con i miei amici di qui. All’inizio volevamo fare una cena, ma poi è emerso chiaramente che la tempistica non era ideale. I vari mariti (uno mio e uno dell’amica- entrambi ricercatori) erano in un momento di orari lunghi all’università. I bimbi di sera sono sempre più noiosi. Allora avevo pensato a un caffè/tè con le amiche ma non so perché in quel momento mi è balenata l’idea che un pranzo sarebbe stato più carino.
Così ho chiamato le amiche italiche, che poi sono anche colleghe, che poi sono anche mamme (non tutte, ma insomma). Poi ho pensato di chiamare quell’amica croata tanto carina che faceva il corso di tedesco con me e che vedo ogni tanto e che ancora non l’avevo invitata dopo la merenda che aveva offerto a me e alla bimba. Poi ovviamente ho chiamata l’amica spagnola, quella con cui ho fatto la mitica scoperta dei vibratori venduti da Müller. Che poi non è spagnola spagnola, ma viene da Tenerife ed è una ventata di sole e allegria (oltre che bella esagerata). Anche lei era al corso di tedesco con me, come l’altra amica italiana e la ragazza croata. La spagnola però aveva già un appuntamento fissato con un’altra amica, una ragazza tibetana che ha una bimba poco più piccola della mia. Visto che la tibetana l’avevo già vista un paio di volte e mi aveva fatto istintiva simpatia, le ho detto di portare anche lei. Continua a leggere