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Interrogazioni di una madre migrante

Eccoci qui, belli e sistemati in UK, nella bella Brighton che nelle ultime 3 settimane ci ha regalato un tempo bellissimo. Cosa che ha facilitato il buon umore e l’integrazione.

Ma il sole, la temperatura mite e il verso, così familiare, dei gabbiani, non sono stati sufficienti a fermare qualche paranoia. Si tratta soprattutto di paranoie da madre.

Esplorando Brighton with the baby

Esplorando Brighton with the baby

Sono fermamente convinta che ci sia un qualche meccanismo biologico perverso per cui, nel momento in cui si diventa mamme, contemporaneamente si genera un sentimento nuovo che è insieme paranoia, peso della responsabilità, senso di ansia di varia forza e spessore. Magari è una cosa mia, tutta personale, e alle altre mamme non è successa, in ogni caso, al di là del profilo caratteriale o dell’attitudine che potevo aver prima,  nel momento in cui è nata la bimba, questo mio nuovo lato si è fatto avanti con forza e mi sono ritrovata a scavare in fondi di paranoia che non credevo di poter avere.

E questo era il preambolo. Il succo vero è che mi interrogo. Mi interrogo tanto e spesso sulle conseguenze che le mie (nostre) scelte di adulti hanno sulla vita di mia figlia. Delle mie figlie. Continua a leggere

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Archiviato in cervelli in fuga, cose di mamma, in giro per il Regno Unito e per il mondo, Intimamente, riflessioni (finto profonde) a caso

Quanto sono strani ‘sti tedeschi? Bimbi bionici per genitori sportivi

Che i tedeschi, in fatto di trasporto di infanti, siano avanti, non c’è bisogno di ribadirlo. La quantità di bimbi nei marsupi che ho visto qui è incredibile. E anche la varietà di passeggini e carrozzine multi bimbo. Per non parlare dei carretti da 4, 6 o 8 degli asili o delle tagesmutter.

Carretto carico di bimbi -Immagine tratta dal web

Carretto carico di bimbi -Immagine tratta dal web

Quello della foto è solo un modello, qui a Friburgo ne ho visti di tutti i tipi: di legno, di plastica, a forma di carretto classico, o di trenino o di camion dei pompieri. Da trascinare interamente a mano o con un motore elettrico integrato. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

Stessa cosa per i carretti da attaccare alla bicicletta. Qui sono un must. Ce li hanno praticamente tutti e ci portano i bimbi, anche grandi. Spesso vedi intere famiglie, con 4 bimbi, distribuiti in due carretti trascinati dai genitori, magari caricati anche di altre biciclettine o tricicli. Quando li vedo andare in giro così penso sempre che siano fatti di un’altra tempra, ‘sti tedeschi. Io quando porto il carretto SINGOLO con la bimba dentro e faccio 2 m. di salita muoio.  Mi sento un’eroina, ma alla fine della salita ho bisogno del polmone d’acciaio.  Comunque io li trovo fantastici, sia i friburghesi, così sportivi, che tutti i “loro” sistemi di trasporto.

spostamenti tipici friburghesi - immagine tratta dal web

spostamenti tipici friburghesi – immagine tratta dal web

tandem per bimbi più grandicelli - immagine tratta dal web

tandem per bimbi più grandicelli – immagine tratta dal web

E’ importante non farsi ingannare dalle foto, tutte scattate in belle giornate di sole. Gli inarrestabili genitori friburghesi trasportano i loro pargoli in bicicletta anche con la bufera. Neve, acqua, grandine, non importa. Loro vanno. Senza curarsi del maltempo. Li ammiro molto per questo. E sotto sotto mi sento davvero italiana ( e non nel senso buono) quando prendo la macchina “solo” perché nevica…

Ma, a tutto c’è un ma. Continua a leggere

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Momenti di nostalgia anticipata. Addio Friburgo bella.

Con un titolo così, un bell’omaggio ad un altro canto anarchico ci sta tutto

perché da quando ho realizzato che tra qualche mese lascerò Friburgo, non riesco a levarmi dalla testa questa canzone.  Anche se non sono un’anarchica che, nonostante sia senza colpa, viene scacciata. Ma è vero che parto, magari senza cantare, ma con la speranza in cuore. Quindi alla fin fine non è che proprio calzi a pennello per la mia situazione, ma suona e risuona nel mio cervello, senza fine, e allora eccomi qui. Continua a leggere

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Festa di compleanno – la ricerca dell’equilibrio perfetto

Come organizzare una festa di compleanno italiana in Germania, facendo contenti tutti.

Come si prepara la glassa per il dolce: prima di tutto va assaggiato!

Come si prepara la glassa per il dolce: prima di tutto va assaggiato!

Da quando ho deciso di fare la festa per il secondo compleanno della mia bimba, mi sono resa conto che devo migliorare la mia conoscenza delle abitudini tedesche. Ho fatto i bigliettini di invito, ne avevo ricevuti in passato, e pensavo fosse normale. I genitori dei bimbi che vanno all’asilo con Saretta invece mi sono parsi piuttosto stupiti:

  • uh, ma guarda, il bigliettino d’invito, ma grazie, che cosa elaborata…
  • oh, ma la festa la fai a casa? mmhh, ma avete un appartamento grande allora?!
  • ah, ma hai invitato TUTTI i bimbi dell’asilo (8, mica 20 eh!), accidenti!
  • ma cucini tu? che bella cosa, ma fate così in Italia? carino

e così via.
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L’argento vivo (addosso)

Non so se è perché è italiana o perché sembra così a tutte le mamme, ma la mia bimba ha l’argento vivo addosso. E non posso fare a meno di fare paragoni con gli altri (tutte le mamme lo fanno, che lo ammettano o meno) e di vedere come si distingua sempre in mezzo ai bimbi tedeschi. Ma non in meglio o in peggio. Si distingue e basta. Quasi sempre.

Urla di più. Parla di più. Si muove di più. Nei ristoranti si sente di più. Al parchino dei giochi piange di più. E’ come se fosse geneticamente programmata a fare le cose “di più” rispetto agli altri.

Questa mia percezione di mia figlia mi pone diversi quesiti.

Intanto non so se è reale o se è, appunto, esclusivamente una mia percezione. Forse sembra a me, ma magari anche agli altri genitori sembra che i propri figli siano diversi. E se fosse così, beh, potrei anche fermarmi qui a scrivere, se qualcuno risolvesse i miei dubbi con una risposta certa.

Comunque, poniamo che non sia una mia proiezione, ma che davvero ci sia in lei un po’ più di vivacità rispetto agli altri. Questa sua prerogativa è in qualche modo legata alla sua italianità o è semplicemente caratteriale? Continua a leggere

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