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I greci

immagine tratta da wikipedia

Chiesa dei Greci a Livorno – immagine tratta da wikipedia

A casa mia, a Livorno, si dice “vai a fatti benedi’ dai gre’i!”, un modo poco elegante ma efficace per consigliare a qualcuno affetto da sfortuna di varia natura di cercare una soluzione per tale sventura.

Di solito si arriva a meritare un tale consiglio in caso di un paio di sventure, che ne so, una brutta influenza seguita da un lieve tamponamento, o più membri di famiglia affetti simultaneamente da qualche male di stagione. O anche quando un male qualsiasi, anche di lieve entità, come raffreddore o influenza, colpisce nella stagione sbagliata. Magari me ne sto bella bella al moletto di Antignano e sono colta da starnuti e tosse, è caldo, è estate, c’è il sole, e il passante occasionale, squadrandomi, si potrebbe permetter di dirmi che devo andare a farmi benedire dai greci.

Questo non vuol dire che devo prendere un aereo e volare fino ad Atene, semplicemente basta andare in via della Madonna, a Livorno, presso la chiesa dei Greci, luogo dove appunto si può richiedere la benedizione, sperando di scampare a nuove disavventure.

Le mie vacanze livornesi, seddiovole appena finite, ecco, si possono definire proprio così, coi “greci”. Una sfiga dopo l’altra in una spirale crescente di violenza. Continua a leggere

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La magia dell’anticipazione – un mese dopo

Durante le lunghe ore della Christmas Storm, prima di Natale, avevo trovato un po’ di tempo per un post prenatalizio, pre partenza, pre Livorno.

Praticamente eravamo così, il giorno della partenza, alla fermata del bus (immagine tratta dal web)

Praticamente eravamo così, il giorno della partenza, alla fermata del bus (immagine tratta dal web)

Poi il post era rimasto intrappolato nella tempesta, letteralmente. Il vento forte e le piogge avevano provocato danni alle linee ferroviarie, e il nostro viaggio diventava ora dopo ora sempre meno sicuro e di certo sempre più stressante. Così il computer era diventato la nostra fonte di informazione sul meteo, la viabilità, la situazione dell’areoporto e dei voli, e il mio post, quelle righe messe insieme in un preziosissimo ritaglio di tempo, era finito nel dimenticatoio.

Alla fine siamo partiti, il viaggio, stressante e parecchio di corsa, è andato bene e siamo arrivati a Livorno. E dopo due settimane, siamo anche ritornati a Brighton. E oggi ho riletto quelle righe. Potrei scriverne il seguito, ma è certo che non cambierei una virgola, quelle sensazioni e quelle emozioni mi appartengono ancora, anche col senno di poi.

E allora eccolo qui, lo lascio così, senza conclusione, quella la conservo per un altro post, con l’illusione di ritrovare ancora un prezioso ritaglio di tempo per scrivere ancora.

Eccoci finalmente arrivati alla vigilia di queste feste natalizie alla vigilia della nostra partenza per tornare a casa. Casa. Beh, è quella che mi/ci aspetta a Livorno o quella che ci lasciamo alle spalle qui a Brighton, o quella che qualche mese fa abbiamo lasciato a Friburgo?

Non è la prima volta che mi chiedo questa cosa della “casa”, è una cosa che mi sta a cuore e su cui mi interrogo spesso (come si può leggere qui). Ma a questo giro la cosa che mi ha colpito è stata soprattutto l’attesa. Questa lunga attesa del viaggio. Il carico di aspettative, le emozioni dell’anticipazione, l’idealizzazione di Livorno, quel luogo magico di tranquillità, affetti familiari, clima piacevole, cibo fantastico, un posto equilibrato e riposante che, in realtà, esiste solo nella mia immaginazione. Questo fenomeno credo sia noto alla maggior parte dei migranti, per un tot di mesi all’anno si aspira a tornare a “casa”, o dalla famiglia o comunque al luogo di origine che ci siamo lasciati alle spalle, e poi, zac! una volta tornati, arrivati, sistemati, un paio di giorni e puf! la magia scompare e si viene travolti dalla vita vera.

Ora nel mio caso vengo travolta letteralmente. Non per me, ma per la bimba. La prima figlia/nipote dei nostri nuclei familiari, ha fatto da star ad ogni rientro, e questa volta a Livorno di bimbe ce ne porto ben due, di cui una nuova di zecca e con ancora tanta gente da conoscere. Mi tremano le ginocchia al pensiero di quello che ci aspetta! Perché non importano i buoni propositi e le promesse: questa volta vietato strafare, questa volta vietato prendere troppi impegni, questa volta vietato dire di sì a tutto e tutti, questa volta vietato fare i pellegrinaggi da casa a casa a salutare ogni singolo amico, parente, conoscente, questa volta è d’obbligo riposarsi e seguire dei ritmi più rilassati e umani.

Nonostante i saggi propositi, nonostante qualche tentativo di programmazione anticipata, nonostante la buona volontà, finisce sempre che le vacanze in Italia siano una corsa al massacro. Le buone intenzioni della famiglia spesso si trasformano in un calendario zeppo di appuntamenti che nemmeno Obama nei suoi picchi di popolarità. E poi diciamo la verità, a me piace vedere i miei amici, salutare le persone a cui voglio bene e ho spesso dei seri problemi a calcolare le mie reali forze e finisce che mi stanco come una matta e riparto più sfatta di prima (c’è da calcolare che gli anni avanzano e le ore di sonno, con la prole raddoppiata sono più che dimezzate). Ma la cosa che mi abbatte alla ri-partenze di solito non è la stanchezza fisica, ma è il senso di delusione e disillusione che mi attanaglia dopo le permanenze in Italia. Perché basta poco per ripiombare velocemente in quella palude italiana, in quello stato indefinito di disagio e per rivedere in un attimo tutta quella serie di motivi che hanno spinto a scappare. E nonostante la nostalgia che sale quando si sta lontani, ad ogni rientro italiano c’è il solito pugno nello stomaco.

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Saluti, nostalgie e stress vari da emigrazione – a presto Livorno

A Livorno ci sono stata 3 settimane e ho trovato un tempo schifoso. Il primo giorno in realtà ho beccato una giornata bella, anche se ventosa e sono riuscita ad andare al mare. Tutto era intonato al mio umore, uscita dall’ospedale crucco e subito partita, il giorno dopo, per Livorno. Arrivata la sera ero distrutta, ma mi pregustavo una bella vacanza/convalescenza livornese a maggio, fatta di caldo, di sole, di mare, cibo buono, riposo e cure familiari. Quindi il giorno dopo l’arrivo, svegliata con un bel sole e un po’ di vento, ho pensato che i miei desideri si fossero avverati e mi sono lanciata fuori, verso il mare, con la bimba. Ora, magari lanciata è un eufemismo. Avevo l’affanno post polmonite, la pancia di 22 settimane, la stanchezza del viaggio e l’energia di un bradipo. Ma insomma, lo spirito era quello. E come dicevo il tempo era intonato al mio umore.

Raggiunta la spiaggetta di Antignano la bimba ed io eravamo in compagnia della mia mamma e della mia zia, e ci siamo godute il sole e l’aria di mare. Frizzante. Di casa. Una meraviglia. Nonostante non fosse caldissimo, la bimba non ha sentito ragioni, e uno strato dopo l’altro si è spogliata. Alla fine si è anche inzuppata nell’acqua fredda. Il massimo è stato quando è uscita tutta corrucciata dall’acqua e si è avvicinata alla zia e le ha detto: “Zia Simona, è ghiaccia l’acqua del mare, me la scaldi?”

La bimba desnuda incurante del maestrale teso

La bimba desnuda incurante del maestrale teso

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Brighton, gabbiani entusiasti e insonnia indotta. Le prime impressioni

Freddo. Freddissimo. Tempo schifoso. Ecco, questa è stata la prima, primissima impressione di Brighton. Come biglietto da visita non è stato il massimo. Poi però ho cercato di non farmi condizionare dal maltempo, ho pensato che in fondo tutta l’Europa era sotto l’attacco di una burrasca di vento, gelo e intemperie e che dovevo resistere ancora qualche ora. Alla fine la resistenza è stata ripagata, il clima si è placato e la città, sotto qualche raggio di sole, ha cambiato colori e aspetto. Continua a leggere

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L’ingenuità della turista sprovveduta

Sono stata a Livorno più di una settimana, e dovrei saperlo che, nonostante questa città sia diventata il prototipo del posto col clima perfetto nel mio cervello, in realtà il clima così perfetto non lo è.

Come sempre la lontananza addolcisce i ricordi e quindi Livorno per me è la città del mare, dell’estate, del sole, del poter andare al mare da maggio a settembre, ma se butta bene anche da aprile e un po’ fino ad ottobre. E poi è vero che è colpita dai fenomeni meteorologici come tutto il globo, ma non si sa perché le tempeste e gli altri eventi funesti vi si abbattono sempre con meno violenza che nel resto d’Italia, sicché alla fine come livornesi ci si consola un po’. Siamo bloccati dalla neve, ma nel resto d’Italia è sempre peggio che da noi. Siamo allagati, ma nel resto d’Italia qualche città è proprio sommersa. Insomma, sarà per questi motivi o per la mia demenza gestazionale, a questo giro ho proprio sbagliato tutto nel prepararmi alle vacanze livornesi. Continua a leggere

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