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I greci

immagine tratta da wikipedia

Chiesa dei Greci a Livorno – immagine tratta da wikipedia

A casa mia, a Livorno, si dice “vai a fatti benedi’ dai gre’i!”, un modo poco elegante ma efficace per consigliare a qualcuno affetto da sfortuna di varia natura di cercare una soluzione per tale sventura.

Di solito si arriva a meritare un tale consiglio in caso di un paio di sventure, che ne so, una brutta influenza seguita da un lieve tamponamento, o più membri di famiglia affetti simultaneamente da qualche male di stagione. O anche quando un male qualsiasi, anche di lieve entità, come raffreddore o influenza, colpisce nella stagione sbagliata. Magari me ne sto bella bella al moletto di Antignano e sono colta da starnuti e tosse, è caldo, è estate, c’è il sole, e il passante occasionale, squadrandomi, si potrebbe permetter di dirmi che devo andare a farmi benedire dai greci.

Questo non vuol dire che devo prendere un aereo e volare fino ad Atene, semplicemente basta andare in via della Madonna, a Livorno, presso la chiesa dei Greci, luogo dove appunto si può richiedere la benedizione, sperando di scampare a nuove disavventure.

Le mie vacanze livornesi, seddiovole appena finite, ecco, si possono definire proprio così, coi “greci”. Una sfiga dopo l’altra in una spirale crescente di violenza. Continua a leggere

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Volare oh oh

Flying with the baby.

Il volo Pisa-Londra di qualche  giorno fa: un’avventura.

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Una bella famigliola (babbo, mamma incinta di 8 mesi e bimba di 2 anni e mezzo) che dopo settimane di viaggi, separazione, cartoni, traslochi e “vacanze” livornesi, andava, finalmente riunita, nella nuova casa di Brighton, per stabilircisi una volta per tutte e iniziare questa nuova vita britannica. Messa così sembra una cosa romantica. Il rito di passaggio da una fase all’altra della vita. Come quando si parla di romanzo di formazione e poi, detta terra terra, il libro non racconta altro che la storia dell’adolescenza: brufoli, disagio ed esperienze più o meno drammatiche ingigantite dagli ormoni  impazziti.

Ecco, anche per noi è stato così. Grandi aspettative colpite dalla dura realtà. Continua a leggere

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Welcome to my Spielplatz – Friburgo a misura di bambini – vol.2

Questo post è il secondo di questo genere e  partecipa all’iniziativa lanciata da Mary sul suo carinissimo blog playgroundaroundthecorner.com, (e cioè, detta all’italiana, “il parco giochi dietro l’angolo”) che si intitola “Welcome to my playground“.  La prima puntata, più generale e dedicata a questa città così bimbo-amichevole, la trovate qui.

Questa seconda puntata invece è una recensione vera e propria su uno degli angoli gioco di Friburgo. Finalmente ho potuto fare un piccolo reportage di foto e di osservazioni su uno dei miei Spielplatz preferiti, quello del Seepark, un bellissimo parco che si trova nella zona nord-ovest della città, vicino al piccolissimo aeroporto. Il parco in sé è già una meta fantastica per chiunque e ancora di più per chi ha bambini: è grande, verdissimo, ben tenuto, con vialetti pedonali e piste ciclabili e un lago artificiale piuttosto grande al centro, lago in cui qualcuno, oltre alle paperelle, ha anche il coraggio di sguazzare, ma io non mi ci azzerderei, ecco!

Uno scorcio del bellissimo Seepark

Uno scorcio del bellissimo Seepark

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Prosciutto, russi a frotte e babbi fighi- cronaca (ritardataria) di una settimana in ospedale

Paese che vai, ospedale che trovi, direi che è una massima che si adatta bene alla situazione.

Mi ero passata una bella settimana in ospedale e nell’attesa di essere dimessa, mi era salita incontrollabile la voglia di fare un bel bilancio di questa settimana. Poi il post era rimasto in bozza e finalmente ho trovato, solo adesso, la concentrazione per finirlo.

Ora, purtroppo c’è da dire che negli ultimi due anni le degenze mie (o di familiari stretti) sono state troppe, troppo frequenti e spesso insopportabili, come solo gli ospedali e le malattie sanno essere.

Ma a questo giro, pur nella sfiga cosmica che sembra perseguitarmi, alla fine ho avuto uno sguardo più rilassato sull’insieme e posso permettermi qualche digressione.

Da dove iniziare? Dal tasto dolente del rancio? Ma sì, spariamo a zero sul rancio, che quando si tratta di ospedali viene sempre bene. vassoio_ospedale

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Quanto sono strani ‘sti tedeschi? Bimbi bionici per genitori sportivi

Che i tedeschi, in fatto di trasporto di infanti, siano avanti, non c’è bisogno di ribadirlo. La quantità di bimbi nei marsupi che ho visto qui è incredibile. E anche la varietà di passeggini e carrozzine multi bimbo. Per non parlare dei carretti da 4, 6 o 8 degli asili o delle tagesmutter.

Carretto carico di bimbi -Immagine tratta dal web

Carretto carico di bimbi -Immagine tratta dal web

Quello della foto è solo un modello, qui a Friburgo ne ho visti di tutti i tipi: di legno, di plastica, a forma di carretto classico, o di trenino o di camion dei pompieri. Da trascinare interamente a mano o con un motore elettrico integrato. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

Stessa cosa per i carretti da attaccare alla bicicletta. Qui sono un must. Ce li hanno praticamente tutti e ci portano i bimbi, anche grandi. Spesso vedi intere famiglie, con 4 bimbi, distribuiti in due carretti trascinati dai genitori, magari caricati anche di altre biciclettine o tricicli. Quando li vedo andare in giro così penso sempre che siano fatti di un’altra tempra, ‘sti tedeschi. Io quando porto il carretto SINGOLO con la bimba dentro e faccio 2 m. di salita muoio.  Mi sento un’eroina, ma alla fine della salita ho bisogno del polmone d’acciaio.  Comunque io li trovo fantastici, sia i friburghesi, così sportivi, che tutti i “loro” sistemi di trasporto.

spostamenti tipici friburghesi - immagine tratta dal web

spostamenti tipici friburghesi – immagine tratta dal web

tandem per bimbi più grandicelli - immagine tratta dal web

tandem per bimbi più grandicelli – immagine tratta dal web

E’ importante non farsi ingannare dalle foto, tutte scattate in belle giornate di sole. Gli inarrestabili genitori friburghesi trasportano i loro pargoli in bicicletta anche con la bufera. Neve, acqua, grandine, non importa. Loro vanno. Senza curarsi del maltempo. Li ammiro molto per questo. E sotto sotto mi sento davvero italiana ( e non nel senso buono) quando prendo la macchina “solo” perché nevica…

Ma, a tutto c’è un ma. Continua a leggere

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Il linguaggio segreto della bimba

I bimbi, si sa, hanno un loro personale linguaggio che si evolve di giorno in giorno e che non sempre ha una traduzione precisa nella nostra lingua comune, nel mio caso l’italiano.

La mia bimba è esposta a due lingue, l’italiano e il tedesco. Da quando ha nove mesi va regolarmente al nido. O meglio, prima dalla tagesmutter, poi ad un asilo nido pomeridiano e finalmente all’asilo nido mattutino che frequenta tuttora. La nostra intenzione di genitori italici, con una conoscenza tutto sommato limitata del tedesco (ce la caviamo, ma non potremmo insegnarlo, ecco), è sempre stata che la bimba fosse il più possibile esposta anche al tedesco e che potesse stare con altri bambini  della sua età. E devo dire che la cosa ha dato i suoi frutti. Adesso che ha due anni la lingua predominante è ovviamente l’italiano, ma sembra capire molto bene quando le parlano in tedesco e conosce molte parole, anche se non credo che faccia delle frasi complete. Raramente mescola le due lingue, solo qualche volta se ne esce con degli ibridi del tipo “mamma, io vojo apfel” oppure cose come “no, no, no, io le schuhe no metto io”. Continua a leggere

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Fichi e mandorle e i sapori dell’anima

Ieri ho avuto un’epifania gastronomica. Sono andata a fare la spesa da Real, il mitico supermercato che tanto assomiglia ad una coop italica e che offre una gamma di prodotti per me fondamentali (varie marche di pasta italiana, carne decente, diversi prodotti italiani confezionati a prezzi ragionevoli). Per la spesa, quella grande, è perfetto.

Mentre girovagavo senza troppa concentrazione tra una corsia e l’altra, perdendomi come faccio sempre, mi sono ricordata che mancava la marmellata, così mi sono gettata a capofitto tra confetture e creme varie. All’inizio ho cercato prodotti locali, magari con una quantità ragionevole di frutta dentro. Poi sono stata affascinata dal numero infinito di marmellate di bacche (Beeren di ogni sorta) che c’erano sugli scaffali e mi è salito un moto di rimpianto per le marmellate di casa mia. Ad un certo punto sono stata letteralmente folgorata. Da uno scaffale in basso è spuntata una marmellata di fattura austriaca che mi ha riempita di gioia: FICHI CON MANDORLE. Continua a leggere

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Socializzazione tedesca – cronaca del tentativo n. 1

La bimba quando ancora era lontana dai "terrible twos" (qui aveva solo 18 mesi)

La bimba quando ancora era lontana dai “terrible twos” (qui aveva solo 18 mesi)

Per non rimanere con le mani e per seguire la scia dell’entusiasmo del nuovo anno (sarà…) ho deciso di buttarmi a capofitto nel fare nuove conoscenze. Mi ero già lungamente lamentata della difficoltà di fare nuove amicizie tra i tedeschi, al punto che alcuni miei studenti mi hanno fatto una lista con i consigli da seguire per migliorare la mia vita sociale. Ma non avendo ancora avuto modo di seguire diligentemente i loro ottimi consigli a causa di ripetuti e fastidiosi malanni, ho pensato intanto di tentare ancora una volta con l’asilo della bimba.
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A casa tutti bene?

immagine tratta dal web

immagine tratta dal web

Voglio dedicare un post alla famiglia. Non perché nottetempo io mi sia reincarnata in Costanza Miriano (per l’amor del cielo, no) o in un ideatore pubblicitario della Mulino Bianco, no. Semplicemente perché oggi faccio il mio primo blogmeseversario e mi va di festeggiare, anzi, di dedicare. Così ho deciso di mettere per scritto quei pensieri che mi frullano spesso per la testa e che riguardano la famiglia. Anzi, le mie famiglie. Sì, perché io ho tante famiglie, un po’ ereditate, un po’ costruite nel tempo e un po’ scelte. Visto che in molti casi si tratta di famiglie allargate, credo che sia il caso anche di allargare il concetto di famiglia. Continua a leggere

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Incinta? Stai attenta a…../ Schwanger? Kein Problem!

Mentre aspettavo Sara, la mia bimba, mi sono divertita molto a notare le differenza di trattamento che l’Italia e la Germania riservavano alle donne incinte e, dopo, ai neonati.

La prima cosa che saltava subito all’occhio era il numero di pance. Qui a Friburgo si tratta di una vera e propria epidemia. Centinaia di pance, in ogni stagione, di ogni forma e misura, spesso le portatrici di pancia sono accompagnate da un numero di infanti uguale o superiore a 1. Non è raro vedere mamme e babbi (scusate, son toscana, papà proprio non la digerisco come parola) con vere e proprie tribù di esseri sotto al metro di altezza. E questi genitori spesso sono giovanissimi.

A Livorno invece non c’era tutta questa esplosione. Di certo sul lungomare si vedono tanti passeggini e carrozzine, e tante donne col pancione, ma così, a occhio, la quantità non è paragonabile. Poi di certo ho tante amiche che si riproducono, ma d’altra parta la fascia d’età è quella, sui trenta. Ma si vedono in giro tante mamme ben più grandi e questa differenza con la Germania salta all’occhio. Evidentemente noi italiani non ci possiamo materialmente permettere di mettere al mondo dei figli a 20 anni.

Alla luce di questa considerazione, la prima cosa che si nota è la differenza di atteggiamento dei passanti, l’uomo (o la donna) della strada (come diceva la mia poco amata prof di filosofia): Continua a leggere

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